venerdì 16 novembre 2007

5° episodio. I preparativi per il matrimonio

(I post appaiono in successione di data di pubblicazione, pertanto chi voglia leggerli rispettando la cronologia dei fatti, è preferibile che inizi la lettura dai primi post.)
4 settembre 1964
Sono iniziati i preparativi per il matrimonio di Antonica e Zuseppe che si terranno il 14 settembre. Dopo varie ipotesi dove svolgere la festa, si è alla fine deciso per la casa di campagna di Zuanni Concone, il padre di Zuseppe, a “mura ‘e faes” un’amena dimora incastonata fra i filari di viti, ulivi, peschi, peri, fichi, giuggioli, sorbe e cespugli di capperi e liquirizia dove a fine estate il profumo penetrante de su titione inebria i sensi ed esalta l’ebbrezza della felicità e dello splendore della vita; è la natura che fa sfoggio delle sue armi segrete per dire quanto sia bello vivere, specialmente in questi luoghi e in queste occasioni.
La scelta del menu è stata alquanto faticosa, anche perché i due sorgonzos Battista e Zuanni vorrebbero sbalordire gli invitati con delle specialità culinarie non comuni.
Battista partito per l’entroterra, dove conta vecchie amicizie dai tempi della sua attività politica di sindaco, è rientrato con degli specialisti di alcuni piatti fra i più rinomati dell’isola: come antipasto, su Ortau de Ardaule, che a differenza degli altri ortaos dei paesi vicini è prodotto con polpa scelta delle migliori parti del suino, fra cui la pancetta, mischiata a parti grasse, sale, pepe, aglio, pomodori secchi e prezzemolo il tutto insaccato in colon di suino. Dopo una scottatura in acqua di circa venti minuti viene cotto alla brace.
Come primo da Busake “Su Succu”, piatto tipico e unico di origine antichissima a base di pasta preparata in casa, cotta nel brodo di carne e stufata con formaggio acidulo e zafferano.

Zuanni invece parte per le terre basse verso il mare a ponente di Abbacrasta, alla ricerca sia dei secondi piatti a base di pesce e selvaggina che del vino bianco. A Crabas abita un suo amico, vecchio commilitone della Grande Guerra, Ferdinandu Manca, noto Crivaxiu per via dei piedi enormi e tozzi, che tira a campare riparando capanne di falasco per i pescatori della laguna e pescando di frodo qualche muggine nello stagno Mar'e Pontis di Don Efisio Carta uno degli eredi del notaio Don Salvatore Carta che nel lontano 1853 acquistò dai Vivaldi-Pasqua per 1.025.000 di lire lo stagno di Crabas.
Ferdinandu è però uno specialista nel preparare “Sa Merca”; si dice a Crabas che “sa merca di Ferdinandu esti sa mellusu”.
Cos’è sa merca? E’ la principale pietanza fredda dei pescatori e contadini di Crabas e dell’ oristanese a base di muggine. Ingredienti e dosi per la preparazione : 1 muggine da 850 g., un fascio di erba "zibba", sale in quantità variabile.
Si fa bollire il muggine per circa mezz'ora: la quantità di sale da aggiungere è calcolata in base al giorno della consumazione, più aumentano i giorni e più elevata sarà la dose di sale da impiegare.
Per una pronta consumazione in questo caso bastano anche 300 g. di sale. Una volta bollito il pesce, bisogna asciugarlo e ripulirlo dalle squame per adagiarlo sulla "zibba", conosciuta anche come "merca", un'erba palustre (halimione) a foglia piccola e carnosa che mantiene il pesce ad un giusto grado di umidità e gli conferisce una fragranza unica e caratteristica. Particolare e degno di nota è come viene richiuso il tutto: il muggine avvolto nella "zibba" viene legato alle estremità con dei giunchi e può esser portato in giro come un cestino. Esiste anche la variante che prevede, al posto della bollitura, l'arrostitura con la successiva salatura del muggine, messo poi ad asciugare preferibilmente nelle notti di luna piena perché in tali periodi l'aria asciutta rassoda meglio le carni salate.
Ferdinandu è ben lieto di contribuire alla buona riuscita del banchetto di nozze del figlio del suo caro amico Zuanni, anzi consiglia a quest’ultimo dove approvvigionarsi di ottima vernaccia: acquistano 120 litri di prodotto da Donnu Peppetu Pau dalle vigne di Donigala, famose per la qualità e la fragranza di tale vernaccia.
Zuanni, sempre in compagnia di Ferdinandu, lasciata Crabas si dirige alla volta di Bidhaurbana dove risiede da parecchi anni un abbacrastese Arremundu Esy che fa il segretario comunale. E' buon amico di Zuanni Concone ed è a lui che si rivolge per indicare chi gli possa procurare un buon numero di puzzones de taccula.
Per realizzare una taccula occorrono otto tordi, o merli, sale e mirto. I tordi e merli vengono spennati lo stesso giorno della cattura, badando a non lacerarne la pelle e bruciando in una fiamma leggera le piume che restano attaccate. Quindi si mettono a lessare in una grande caldaia al fuoco vivo, per circa un ora, in acqua bollente insaporita da foglie di mirto abbondantemente salata.Terminata la cottura, quando ancora i tordi sono molto caldi, bisogna salarli nuovamente e lasciarli raffreddare all'aria, poi si pressano con altri teneri rametti di mirto, in modo da fargli assorbire tutto l'intenso profumo.
(continua)

venerdì 28 settembre 2007

4° episodio. Correva l’anno 1822

( I post appaiono in successione di data di pubblicazione, pertanto chi voglia leggerli rispettando la cronologia dei fatti, è preferibile che inizi la lettura dai primi post.)


Uno dei motivi, causa del rancore fra le famiglie dei Concone e i Conchitta, pare sia stato il mancato possesso di una terra in “su monte”.
Correva l’anno 1822, era il 21 di novembre ed erano passati ormai due anni dalla promulgazione del Regio Editto sopra le chiudende quando Buricu Concone, trisavolo di Zuanni, recintava con delle fascine di uscradina, un appezzamento di terreno in località Su Littu. Pensava di aver in tal modo perfezionato la pratica per il possesso di tale appezzamento dove, contava di impiantare un orto per la semina di patate di sole, che come si sa non necessitano di annaffiature.
In quei giorni Abbacrasta si preparava ai festeggiamenti per la festa patronale, si assaggiava il vino nuovo e si macellava in casa il maiale.

Il 22 novembre, una giornata come tante altre, Antiogu Conchitta, trisavolo di Battista, svegliatosi all’alba parti alla volta di “su monte”. Quel giorno doveva, con Gaetanu Isalambrau suo ‘ompare ‘e frore, macellare il maiale e si accorse di non avere in casa fascine per uscrare. In fretta e furia aggiogò i buoi e con il carro partì alla volta di “su monte”.
Giunto all’altezza di “Su littu”, non credette ai suoi occhi, una sterminata sequenza di fascine di uscradina si stendeva per decine di metri.:-“ Miracolo, questo è un miracolo. La santa m ’ha fatto il miracolo”-. Pensò ad alta voce fra se e preso dall’entusiasmo caricò il carro e fece rientro al paese.
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23 novembre 1822. Antonicu Pompoe, un facoltoso notabile di Abbacrasta, le cui ricchezze, si dice, frutto di varie grassazioni sia sue che dei suoi avi, era sposato con una fanciulla di buona famiglia, Rosaria Sedhatzu di Ilartzè, il paese confinante con Abbacrasta, sede di vari uffici provinciali e del mandamento militare.
La casa dei Sedhatzu era frequentata da persone in vista di tutta la Sardinna. Prameri Sedhatzu il padre di Rosaria vecchio compagno di studi di Giovanni Maria Angioy ospitò più volte l’Alternos
in casa sua, anche nel giugno del 1796 quando l’Angioy a capo dei rivoltosi nella crociata contro la " Tirannide Feudale " sostò da lui, per andare poi ad Aristanis dove venne sconfitto dai Piemontesi.
Antiogu fratello di Prameri era stato eletto deputato al parlamento di Torino. Era quindi una famiglia con gli agganci giusti e le notizie legislative fresche, quasi di giornata.
Antonicu Pompoe, grande opportunista, saputo dell’editto, assoldò dei zornaderis locali, di Ilartzè e di Orghidho, altro paese confinante a levante di Abbacrasta, per pesare muru in “su monte” e così impossessarsi di terre ancora senza padrone.
I zornaderis, indigenti che di più non si può ed analfabeti, ignorando il Regio Editto sopra le chiudende, andavano a chiudere terre per gli altri per salari da fame, quando avrebbero potuto chiudere un appezzamento per se.
Fu così che Antonicu Pompoe, alla guida dei suoi zornaderis, andando a “su monte” per fare razzia di terra, arrivato a “su Littu” colpito dalla fertilità del posto e non vedendo nessuna recinzione, poiché in precedenza qualcuno aveva portato via le fascine che delimitavano la terra, diede ordine ai suoi di pesare muru e recintò tutto “Su Littu”.
A nulla valsero le proteste di Buricu Concone nel rivendicarne la proprietà, i zornaderis di Antonicu Pompoe testimoniarono dall’ufficiale del mandamento militare che le terre in questione erano libere, senza traccia di recinzione e vennero quindi iscritte alle proprietà di Antonicu Pompoe.
Si venne poi a sapere che fu Antiogu Conchitta ad aver involontariamente causato ciò. Antiogu cercò di spiegare a Buricu Concone la sua buona fede, accompagnata da un abbondante senzu di quel maiale che era stato causa di tutto, ma non ci fu niente da fare. I dissapori continuarono nei secoli avvenire, fra vari dispettucci da entrambe le parti.
(continua)

sabato 8 settembre 2007

3° episodio

(I post appaiono in successione di data di pubblicazione, pertanto chi voglia leggerli rispettando la cronologia dei fatti, è preferibile che inizi la lettura dai primi post.)


(Qui al lato un'immagine di Nerina e sotto Battista Conchitta)

Tutta Abbacrasta, saputo del fidanzamento di Antonica Conchitta con Zuseppe Concone, è in fermento come fosse stata punta da un’arza.
I due giovani sono benvoluti da tutti perché, nonostante le loro famiglie (i Capuletti e i Montecchi locali) fossero in dissidio da ormai troppi anni, per dei motivi ancora non molto chiari, il loro amore ha fatto riunire gli abbacrastesi in un unico grande e corale abbraccio.
I dissapori fra le due famiglie sono di vecchia data. Chi dice per questioni di donne, chi per degli interessi di campagna risalenti al tempo dei loro trisavoli. Sta di fatto che il vizietto per le belle donne è una costante anche negli attuali consuoceri.
Sono ancora vive nella mente degli abbacrastesi ed ancora di più in quella di Maria Sedatzu le avances di qualche anno fa di Battista Conchitta nei confronti di Nerina, l’acrobata del circo equestre. Sicuramente una parte importante nella vicenda fu dovuta all’acquavite, bevuta in abbondanza, ma anche l’avvenenza della donna giocò un tiro mancino alle coronarie e alla braghetta di Battista. Si dice comunque che i due si siano incontrati successivamente e che ci sia stato del tenero fra loro. Battista e Nerina sono stati visti alla festa di Santarughe in Aristanis mentre compravano pesci arrosto e mustatzolos. Addirittura si dice che ci sia di mezzo un bambino, le malelingue dicono sia simile e pintu il padre, compresa la voglia di pabassinu sulla guancia destra. Ma di Nerina da tanto ormai non si sa più nulla, chi racconta di averla intravista al seguito di un turronaiu alla festa di Bonacatu, chi con uno di Ollastra in giro per paesi a vendere meloni e forastigu.
(continua)

mercoledì 29 agosto 2007

2° Ultimissime.

(I post appaiono in successione di data di pubblicazione, pertanto chi voglia leggerli rispettando la cronologia dei fatti, è preferibile che inizi la lettura dai primi post.) da un'idea di Domenico Cabiddu
Ad Abbacrasta l’aria si fa pesante, quasi palpabile, la gente cammina silenziosa con addosso un’anima che gronda sudore che sa di morchia, e forse a ciò è dovuto il nome del paese.
Corre voce che a far circolare i famosi elenchi sia stato Chichedhu il banditore.
Come risaputo, Chichedhu era in costante conflitto con Zuanni Tzicchette per del vino che quest’ultimo gli avrebbe comprato ma mai pagato.
Dopo numerose insistenze per farsi pagare, andate sempre a vuoto, e nonostante l’aiuto di Fine Braghetta, ‘ompare di tzilleri sia suo che del Tzicchette, il banditore tentò l’ultima carta con il parroco Don Terenzio da Petralchina, suo abituale cliente al quale forniva il vino bianco da messa, affinché intercedesse nella questione. Ma don Terenzio lo apostrofò in malo modo, anche perché era impegnato in sagrestia a compilare degli elenchi importanti, e disse a Chichedhu di andare a farsi benedire in quel paese. Chichedhu andò via ma, promise a se stesso che don Terenzio l’avrebbe pagata cara.
Chichedhu era anche il fornitore ufficiale di Buricu Pinnatzu il marito di Caderina, (grande bevitore di vino, non beveva acqua). Caderina, tzeraca part-time del parroco, oltre ad aver paura di Chichedhu perché sempre armato di roncola, era preoccupata che il banditore interrompesse la fornitura di vino a Buricu, e quindi sotto minaccia fu costretta a rovistare nel cassetto del prete e a consegnare gli elenchi.
Il resto è storia.
(continua)

giovedì 23 agosto 2007

1° Clamoroso, ecco gli elenchi!

(da un'idea di Domenico Cabiddu)
Abbacrasta 22 agosto 1963.
Clamoroso,
siamo venuti in possesso di alcuni elenchi che sicuramente faranno discutere.
Si tratta di quei famosi elenchi che ad Abbacrasta durante il periodo pre-elettorale delle elezioni del ’62 diedero origine ad una diatriba che vide contrapposta l’intera comunità. Da una parte chi, sensibilizzata dal parroco Don Terenzio, caldeggiava per la rielezione del sindaco Battista Conchitta, dall’altra chi invece sosteneva il nuovo contendente Zuanni Concone noto “Tirriosu”.
Gli elenchi in questione ci sono pervenuti in maniera anonima, ma anche dall’afrore di sagrestia, possiamo essere certi che siano stati compilati dal parroco di Abbacrasta don Terenzio del quale era risaputa l’avversità nei confronti del neo sindaco Zuanni Concone.
Per dovere di cronaca pubblichiamo i due elenchi. Se le parti in causa avessero qualcosa da ridire il nostro giornale è a loro completa disposizione per chiarimenti o smentite.
(continua)




I due elenchi così come ci sono stati recapitati



Don Terenzio in un’immagine di repertorio